La terza edizione di “Le Lingue in Fiera” del Comitato di Rovigo della Società Dante Alighieri e della sezione di Rovigo di Anils (Associazione Nazionale Insegnanti Lingue Straniere), tenutasi sabato 24 ottobre 2020, è stata patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Rovigo, dal Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università degli Studi di Padova, dall’Accademia dei Concordi di Rovigo e dalla società Dille (Società Italiana di Didattica delle Lingue e Linguistica Educativa) e si è svolta a distanza su piattaforma Zoom.

Nonostante le condizioni particolari imposte dalla tecnologia, numerosi sono stati i partecipanti, attivi e molto soddisfatti, tenendo conto dei feedback entusiasti delle relazioni e della magistrale conduzione del moderatore, Professore Matteo Santipolo, docente ordinario di Didattica delle Lingue Moderne dell’Università degli Studi di Padova che è stato, anche per questa edizione, il direttore scientifico.

Soddisfatta la Professoressa Mirella Rigobello, Presidente dell’attivissimo Comitato di Rovigo della Società Dante Alighieri, e la Presidente dell’Anils di Rovigo, Dottoressa Benedetta Garofolin.

Dopo i saluti e l’introduzione dell’edizione da parte delle Presidenti Rigobello e Garofolin, c’è stato il saluto del Professor Roberto Tovo, Assessore alla Cultura del Comune di Rovigo, che ha elogiato l’iniziativa e sottolineato la vivacità culturale della città che vede proliferare innumerevoli e qualificate iniziative culturali. Anche il Professor Giovanni Boniolo, Presidente dell’Accademia dei Concordi, una delle più antiche d’Italia (attiva dal 1580), ribadisce che Rovigo si distingue a livello nazionale tra le piccole città impegnate in iniziative culturali di alto livello come quella della Società Dante Alighieri di Rovigo organizzata sotto la direzione del Prof. Santipolo membro del Comitato Direttivo dell’Accademia medesima. Ha terminato il giro di saluti il Professor Gabriele Bizzarri, vice direttore del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova.

La relazione del Professor Andrea Lombardinilo, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Chieti-Pescara, dal titolo “Le lingue della terza pagina: comunicazione e informazione” si è focalizzata su un’analisi supportata da ricca documentazione e bibliografia sulla nascita e l’evoluzione della “Terza Pagina” dei giornali italiani ritenuta un fattore culturale fortemente identitario del giornalismo italiano. La Terza pagina è stata infatti, storicamente, lo spazio che i quotidiani italiani hanno dedicato alla cultura. Ha costituito l’indice del prestigio di un quotidiano e ha rappresentato uno spazio proficuo e importante per la crescita culturale dell’Italia, oltre a essere una peculiarità dei giornali della penisola. L’ideatore fu Alberto Bergamini che l’11 dicembre 1901 pubblicò sul Giornale d’Italia, quotidiano di Roma, la prima terza pagina culturale dedicandola alla messa in scena al Teatro Costanzi della Francesca da Rimini di Gabriele D’Annunzio con la compagnia di Eleonora Duse. Da un’analisi della terza pagina del 1901 e di quelle degli attuali quotidiani italiani, il Professor Lombardinilo è riuscito a ricavare puntuali e interessanti considerazioni di tipo culturale, storico, sociale e linguistico. Quella del 1901 era una pagina monotematica strutturata in un rigoroso formato editoriale diviso in sette colonne di fitta scrittura scandita da quattro sottotitoli palesemente rivolta ad un’élite culturale ristretta dotata degli strumenti culturali necessari per la comprensione e l’apprezzamento dell’articolo. Non era rivolto certamente alle masse al tempo penalizzate da un altissimo analfabetismo. Le terze pagine dei nostri attuali quotidiani non sono monotematiche ma spaziano su temi e fatti molto meno elevati culturalmente, più “popolari” potremmo affermare e spesso mutuati dalla carica mitica delle serie televisive. Si potrebbe dire che lo spazio della terza pagina sia diventato più “democratico”, rivolto a tutti, privo di complessi riferimenti culturali e inserito nella macrocornice narrativa raccontata dai moderni mezzi di comunicazione, mediata con sofisticati strumenti multimediali e finalizzato alla lettura del complesso presente.

La seconda parte del convegno è stata dedicata alla relazione dal titolo “Crescere con due o più lingue. Tra miti e realtà” con il Professor Marco Mezzadri, docente ordinario di Didattica delle Lingue Moderne presso l’Università di Parma. A rendere più vivace questo intervento ci ha pensato il Professor Santipolo che ha guidato il relatore con una serie di domande stimolanti che hanno toccato oltre alle problematiche del plurilinguismo anche gli aspetti didattici.

Il Professore ricorda che l’Italia dell’unità era un paese dialettofono e quindi il plurilinguismo era un dato di fatto. Non solo, è da considerarsi una sorta di patologia il monolinguismo e tutti i Paesi europei sono sollecitati a superarlo con l’obbligo dell’insegnamento per tutti gli studenti di due lingue straniere a scuola. La legge italiana che recepisce questa raccomandazione è molto avanzata e quindi occorre pensare all’apprendimento linguistico come apprendimento multilinguistico. Le ricerche delle neuroscienze hanno sfatato molti miti come quello del cosiddetto “periodo critico” al di fuori del quale l’apprendimento delle lingue straniere diventa difficoltoso a causa della mancata plasticità del cervello umano spiegando così in maniera non adeguata la difficoltà a imparare una lingua straniera negli adulti. Il fattore età conta ma in maniera meno drastica anche perché le competenze richieste ad un adulto, in termini di scambi comunicativi, sono più elevate rispetto a quelle di un bambino. Comunque facendo riferimento anche ad altri miti come la rigida divisione delle aree cerebrali deputate all’apprendimento linguistico, il Professore presenta un interessante modello che rappresenta la competenza linguistica come un grande iceberg dal quale affiorano in superficie le punte relative alle competenze specifiche delle diverse lingue apprese, sostenute però, sotto la superficie, da una base/massa comune, un’area che comprende meccanismi cognitivi comuni, modelli conoscitivi del mondo e altre particolarità che spiegherebbero meglio la complessità e la plasticità del cervello impegnato nell’apprendimento linguistico. L’esistenza di questa zona di “interlingua” che porta a parlare di una “multicompetenza” dovrebbe guidare anche le scelte metodologico-didattiche degli insegnanti. Attualmente tendono ancora a prevalere approcci che prediligono prima le regole e poi la comunicazione, quando invece per mettere a frutto quell’area di “interlingua” sarebbe più fruttuoso un approccio che preveda di partire da contesti significativi di comunicazione (molto più interessanti e vicini all’esperienza del discente) per poi riflettere (riflessione linguistica) su come funzionano i meccanismi linguistici a livello formale (morfologico, sintattico, semantico).

Grande entusiasmo da parte dei docenti che hanno ricevuto input molto importanti a sostegno delle loro scelte didattiche e degli enti che hanno sostenuto la realizzazione di questa terza edizione di “Le Lingue in Fiera” primi fra tutti il Comitato di Rovigo della Società Dante Alighieri e la Sezione di Rovigo dell’Anils.