Il Thesoro: la rilettura innovativa di una commedia del ‘500

Martedì 12 marzo alle ore 17,30 a Palazzo Cezza Sala degli Stucchi Antonio Lodo e Gianni Sparapan presenteranno “Il Thesoro” di Luigi Groto

Quella che si presenta è una interessante, curiosa “rilettura” della commedia cinquecentesca Il tesoro, di Luigi Groto, il Cieco d’Adria. Viene rievocata la vicenda di un intreccio classico delle opere del tempo (il giovane che desidera una giovane sposata a un vecchio ottuso e avaro, col contorno di figure e macchinazioni varie tipiche del genere), con tratti di originalità quali per esempio l’ambientazione (Adria stessa, con elementi realistici descritti in forma critica e satirica), i cenni autobiografici ironici, i personaggi tradizionali (in particolare la giovane Licinia).

Alla presentazione della commedia, originariamente in lingua italiana, si accompagna quella della trasposizione “in veneto rustico” operata da Sparapan, con le caratteristiche e gli adattamenti linguistici del caso. Raccontano e leggono alcune parti Antonio Lodo e Gianni Sparapan.

Luigi Groto (o Grotto) fu letterato, tragediografo, commediografo e rimatore. Nacque ad Adria l’8 settembre 1541 e morì a Venezia il 13 dicembre 1585. Appartenne a famiglia nobile e fu cieco dalla nascita, per questo venne chiamato Il Cieco d’Adria. Studiò intensamente guidato dal napoletano Scipione Gesualdo de’ Belligni. Precocissimo per cultura ed ingegno, a soli 14 anni pronunciò due fra le sue più note Orazioni, per la regina Bona di Polonia e per l’elezione al dogato di Lorenzo Priuli. Scrisse due tragedie, tre commedie e due drammi pastorali, carmi latini e rime varie, anche amorose, e tradusse in volgare opere antiche, tra le quali il primo libro dell’Iliade.

Fu membro, con il titolo di principe, dell’Accademia degli Illustri di Adria e fu frequentatore dell’Accademia degli Addormentati di Rovigo. Nel 1567 dovette subire un processo per eresia a Rovigo e, riconosciuto colpevole di aver letto testi di Erasmo da Rotterdam, Agrippa di Nettesheim, Bernardino Ochino – tutti autori proibiti – nonché di aver professato opinioni antitrinitarie, fu costretto alla pubblica abiura e venne escluso dall’insegnamento.