Per il Comitato di Rovigo della Società Dante Alighieri il Seminario sulla genesi dell’opera musical “La Divina Commedia” in programma al Teatro Geox di Padova

Un’opportunità unica e straordinaria quella che il Comitato di Rovigo della Società Dante Alighieri ha offerto ai soci e ai cittadini: regista, produttore e attori si mobilitano per raccontare e spiegare il loro viaggio nella costruzione dell’opera teatrale in un vero e proprio laboratorio che definire solo teatrale è riduttivo.

È stata la Presidente della Dante di Rovigo Mirella Rigobello a proporre ai soci l’opportunità di organizzare la partecipazione alla rappresentazione dell’opera musical “La Divina Commedia” al Teatro Geox di Padova e quando ha telefonato per prenotare i posti ha subito colto la proposta del regista Andrea Ortis e della produzione di offrire al Comitato di Rovigo della Dante il laboratorio che ha l’obiettivo di accompagnare i partecipanti all’interno delle varie fasi di allestimento dell’opera.

E così martedì sera alle ore 18 nella sala degli stucchi di Palazzo Cezza, offerta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il regista e attore (nel ruolo di Virgilio) Andrea Ortis, accompagnato dal produttore esecutivo Lara Carissimi e da due attori, Antonello Angiolillo (Dante) e Bryan Boccuni (Catone) hanno dato vita a un’esperienza unica che ha lasciato un segno profondo nel vissuto di soci, docenti e studenti che hanno voluto partecipare al laboratorio.

Andrea Ortis ha animato il laboratorio con la storia del suo approccio alla Commedia di Dante e dell’Officina nella quale è stata costruita l’opera musicale. Una “bottega” l’ha definita il regista che è anche coautore dell’opera, un’opera di artigianato, non un manufatto preconfezionato e offerto al pubblico, ma un percorso guidato da una strategia di esplorazione del testo dantesco contestualizzato negli spazi e nei tempi vissuti da Dante medesimo, un Dante uomo del suo tempo con i suoi dubbi, le sue paure, i vissuti. Il percorso di costruzione dell’opera ha richiesto un preventivo lavoro di pulitura, un reset, di tutte le incrostazioni depositatesi nel corso degli studi, delle letture, che hanno costruito in ognuno di noi, nel tempo, immagini, preconcetti, modelli interpretativi e approcci che andavano eliminati come Michelangelo quando scolpiva le sue opere e pensava di togliere tutto quello che imprigionava l’anima dell’opera.

È stato un lavoro impegnativo per arrivare all’essenza, al nucleo vivo della Commedia, un viaggio che è stato quasi più importante del risultato finale perché ha coinvolto tutto il laboratorio/bottega nell’elaborazione di una visione condivisa della Commedia da portare al pubblico. L’obiettivo era fare innamorare del tesoro racchiuso nella Commedia togliendo un po’ di polvere, dice testualmente il regista, che lo ha reso difficile da affrontare, noioso a causa dell’approccio scolastico, usando linguaggi comprensibili. Nella Commedia Dante ha messo tutto, ha messo i paesaggi, i suoni, la musica, le atmosfere, i personaggi… si trattava di tradurli nei diversi linguaggi dello spettacolo. Per primo il linguaggio musicale. Le musiche originali scritte da Marco Frisina su libretto di Gianmario Pagano utilizzano diversi stili e le scelte scenografiche rendono le atmosfere connotative rispetto ai luoghi della Commedia e ai personaggi con una predominanza dell’atmosfera petrolifera di un ambiente suburbano e postatomico nell’Inferno, dei colori e delle atmosfere del foliage nel Purgatorio fino alla magia dell’aurora boreale e della bioluminescenza nel Paradiso.

Il racconto, le profonde riflessioni e le intuizioni registiche di Andrea Ortis sono state accompagnate da un saggio di due brani: Antonello Angiolillo ha cantato il primo canto dell’inferno coinvolgendo e sconvolgendo i presenti nel dar voce all’angoscia e alla paura di Dante nell’intricata selva e Bryan Boccuni ha gridato l’inno alla libertà di Catone “schiavo solo della libertà”. Lunghi applausi e commozione palpabile, attenzione tesissima dall’inizio alla fine quando nessuno voleva finisse la magia del percorso laboratoriale vissuto.

Un laboratorio, come si diceva all’inizio, non solo sul teatro, sul quale si sono proposte riflessioni di straordinario spessore, ma che ha dato spunti importanti di riflessione sulla didattica scolastica, sull’organizzazione del lavoro, sulla creatività, sui linguaggi. Un’esperienza veramente unica e straordinaria.LaVoce_Dante Dentro