Il Prof. Antonio Lodo racconta l’Orlando Furioso

interventi musicali a cura del Prof. Giuseppe Fagnocchi

 

Il titolo già faceva intendere quello che poi è successo. Nello splendido Salone dei Concerti del Conservatorio “Francesco Venezze” il Comitato di Rovigo della Società Dante Alighieri ha organizzato una serata speciale per celebrare il cinquecentenario della prima edizione dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Speciale perché si è trattato di un vero e proprio invito a “corte” ad ascoltare il racconto del Furioso nell’interpretazione fantastica del professor Antonio Lodo con intermezzi musicali al clavicembalo eseguiti dal professor Giuseppe Fagnocchi direttore del Conservatorio.

Prof. Antonio Lodo

Prof. Antonio Lodo

I fortunati “cortigiani” sono stati rapiti dalla narrazione e, come trasportati nel castello del Mago Atlante, hanno in-seguito le avventure, le sventure, le stravaganze, gli amori, le pazzie, le ossessioni dei personaggi del Furioso in un serrato e fantasmagorico viaggio nel poema ariosteo.
Dopo una breve introduzione storico-biografica per inquadrare il tempo e la vita di Ludovico Ariosto fornendo curiosi e significativi aneddoti il prof. Lodo ha spalancato le porte sulle meravigliose storie del Furioso.

L’Ariosto stesso disse che, con il suo poema, intendeva “fare una giunta” all’Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo, poema in ottave frutto di una sintesi di elementi delle storie dei paladini (ciclo carolingio) con quelli delle storie arturiane (ciclo bretone) usando un italiano padano. E infatti l’Orlando Innamorato di Bembo diventa “Furioso” per amore quando scopre che la sdegnosa Angelica ama invece il saraceno Medoro e lo ha sposato.

Nulla sfugge al professor Lodo che con il suo ampio orizzonte culturale e una raffinata arte fabulatoria riesce a raccontare le storie del Furioso rendendole nello stesso tempo vive, attuali e coinvolgenti al punto da portare l’ascoltatore a riflettere sui temi più importanti e fondamentali delle vicende umane: l’amore, gli ideali, i valori, la ricerca della felicità, ma anche la follia.

Astolfo, una sorta di alter ego dell’Ariosto nel poema, usando Ippogrifo, creatura alata, va sulla luna alla ricerca del senno di Orlando e lì trova tutto quello che gli umani perdono sulla terra e che affannosamente cercano: la gloria, l’amore, il denaro…. Sulla luna Astolfo trova di tutto ma non la follia che è tutta sulla terra. Tema modernissimo quello della follia se si ricorda che qualche anno prima Erasmo da Rotterdam aveva pubblicato il suo “Elogio della follia” e che un secolo dopo Cervantes nel Don Chisciotte trasferisce la follia tutta umana del Furioso sul lettore.

M° Giuseppe Fagnocchi

M° Giuseppe Fagnocchi

Lodo afferma che il Furioso è anche un romanzo, il primo romanzo dell’epoca moderna. Una narrazione modernissima. Nel poema vicende e avventure proliferano, si aggiungono, si intrecciano, si interrompono e poi vengono riprese con un “montaggio” che anticipa la struttura narrativa cinematografica e delle moderne storie fantasy televisive (come “Il trono di spade”). Il tempo è indefinito, lineare e lo spazio come il tempo è senza limiti, si passa da una storia all’altra e da un posto all’altro, anche lontanissimi, senza nessuna limitazione.

Il tempo e lo spazio diventano “leggeri”, si adattano alle esigenze narrative e Astolfo è il personaggio che rappresenta questa leggerezza, è lui infatti che va sulla luna e ha la visione del tutto.
Anche metafore come la scacchiera e i tarocchi aiutano a entrare in un contesto narrativo che ha affascinato Italo Calvino che, afferma il professor Lodo, può essere considerato affine geneticamente all’Ariosto, come dimostra nel romanzo “Il castello dei destini incrociati” dove le storie nascono da “un numero finito di elementi le cui combinazioni si moltiplicano a miliardo di miliardi” e nel volume intitolato “Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino”.

Anche per Lodo non ci sono confini e limiti e, partendo dal Furioso, porta a riflettere su tutta la letteratura, la filosofia, la storia, con continue dotte incursioni e rimandi … Un viaggio avvincente che il professor Giuseppe Fagnocchi ha reso ancora più piacevole con la musica di Frescobaldi, umana, distaccata e dolce. Le sue variazioni (partite) su un’aria “sopra folia” (follia) dal Primo libro di toccate, come nel poema ariosteo, sono riflessioni su una struttura che si arricchisce di continue variazioni.

Un vortice sonoro che rapisce e ha reso ancora più intensa la narrazione magistrale del professor Lodo tanto che, proprio come nella conclusione del quinto canto del Furioso, Ariosto chiede di poter proseguire con la narrazione “se grata vi sarà la storia udire”, la Società Dante Alighieri farà proseguire l’esperienza vissuta nel salone dei concerti del “Venezze” di Rovigo con una giornata (sabato 26 novembre) a Ferrara dedicata alla visita della mostra “Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi” a Palazzo Diamanti e ai luoghi di Ariosto, la sua casa e la sua città (la Pinacoteca, Palazzo Schifanoia, …).